
L’Assegno di Inclusione è ormai diventato uno strumento centrale per molte famiglie italiane in condizioni di fragilità economica. Negli ultimi mesi, tuttavia, sono state introdotte novità significative sia nei requisiti di accesso sia nei controlli. Un recente protocollo firmato da INPS e Corte dei Conti punta a rafforzare la vigilanza preventiva, limitando gli abusi e garantendo che le risorse pubbliche vadano realmente a chi ne ha diritto. Il sistema prevede anche il coinvolgimento delle forze dell’ordine e l’adozione di tecnologie avanzate per l’analisi dei dati.
IL RUOLO DI INPS E CORTE DEI CONTI
Firmato il 4 luglio 2025, il protocollo biennale tra INPS e Corte dei Conti segna un punto di svolta nella gestione e nel monitoraggio dell’Assegno di Inclusione. L’obiettivo è quello di intervenire prima, evitando che il sussidio venga erogato in modo indebito. La collaborazione prevede uno scambio semestrale di informazioni tra i due enti, che consente alle Procure competenti di avviare indagini rapide su eventuali irregolarità. Il nuovo approccio punta così a tutelare l’integrità delle risorse pubbliche.
TECNOLOGIA E FORZE DELL’ORDINE PER IL MONITORAGGIO
A rafforzare il sistema di controllo ci penseranno anche Carabinieri e Guardia di Finanza, supportati da strumenti tecnologici per l’analisi dei dati. Grazie a questi strumenti sarà possibile identificare in modo più tempestivo le situazioni sospette, riducendo il rischio che soggetti non aventi diritto accedano al beneficio. Resta comunque centrale il rispetto della normativa sulla privacy: lo scambio dei dati avverrà nel pieno rispetto delle regole vigenti, con meccanismi di protezione rafforzati.
COSA CAMBIA PER LE FAMIGLIE
Le nuove misure non hanno solo una funzione repressiva, ma vogliono anche aumentare l’equità nell’erogazione dei sussidi. Se da un lato i nuovi requisiti d’accesso possono rappresentare un ostacolo per alcune famiglie, dall’altro il sistema di controlli preventivi punta a garantire trasparenza e correttezza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. In prospettiva, questo modello potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia dei cittadini nel welfare italiano, assicurando un sostegno concreto solo a chi si trova realmente in stato di bisogno.