
E' ormai un dato consolidato: le risorse necessarie per una riforma completa delle pensioni, in grado di superare in maniera decisa la legge Fornero, non ci sono. Per il prossimo anno, sta valutando alcune soluzioni "tampone" per affrontare la questione. Ma quali saranno queste soluzioni? E chi sarà effettivamente in grado di abbandonare il mondo del lavoro dopo il 31 dicembre 2023? Al momento, sembra che si proceda a tentoni, con un confronto tra sindacati ed esecutivo che non ha mai davvero preso il volo, né sembra destinato a farlo. In questo contesto, ogni partito della coalizione di governo cerca di far valere le proprie proposte.
di Salvini, ad esempio, non ha ancora ufficialmente rinunciato alla promessa elettorale di introdurre la famosa "quota 41", anche se questa misura avrebbe un costo stimato di 4 miliardi di euro. Tuttavia, le prospettive realistiche ci portano più verso una conferma dei regimi attuali, dalla quota 103 agli anticipi per i lavori pesanti e usuranti.
Un ulteriore anno di quota 103 implica che i lavoratori potranno accedere al pensionamento anticipato con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Inoltre, si sta considerando la possibilità di espandere l'Ape sociale, che consente l'anticipo pensionistico per lavori gravosi, includendo tutte le lavoratrici precedentemente coperte dall'Opzione Donna, una formula che richiedeva 35 anni di contributi e 57-58 anni di età per alcune categorie di lavoratrici.
Sui requisiti per l'Opzione Donna del 2023, stanno spingendo per un ritorno ai requisiti precedenti, giudicando quelli attuali troppo restrittivi e poco convenienti. La Cisl, in particolare, sta chiedendo una proroga dell'Opzione Donna per il 2024 e il 2025, senza l'aggiunta delle condizioni introdotte nell'ultima manovra. Tuttavia, tornare ai requisiti del 2022 (uscita a 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome e 35 anni di contributi) sembra una sfida complessa e costosa.
sta cercando di presentarsi ai propri elettori in vista delle elezioni europee come il partito che mantiene le promesse di Silvio Berlusconi, in particolare quella delle pensioni minime a mille euro. Tuttavia, questa sembra essere più un sogno che una concretezza. Il partito sta cercando fondi nel settore previdenziale per confermare il livello delle pensioni minime a 600 euro per gli anziani con più di 75 anni e a 572 euro per gli altri. Nel migliore dei casi, si proverà ad aumentare l'assegno a 650 euro per gli over 75. Questi finanziamenti verrebbero ottenuti attraverso un nuovo taglio alla rivalutazione delle pensioni, colpendo gli assegni che superano cinque volte il minimo.
La raccolta di fondi attraverso la previdenza non è una novità. La manovra prenderà forma solo in autunno, ma è probabile che le pensioni possano essere inferiori rispetto alle previsioni più ottimistiche. L'indicizzazione al 100% dell'inflazione potrebbe riguardare solo le pensioni fino a quattro volte il minimo, pari a circa 2.100 euro lordi. Si eviterà probabilmente di toccare l'indicizzazione all'85% per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (circa 2.600 euro) per non penalizzare i redditi medio-bassi. Tuttavia, potrebbe essere previsto un taglio da uno, due o forse anche tre punti percentuali nel recupero Istat per le altre fasce, che la legge di bilancio più recente ha fissato al 53% per le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo, al 47% tra 6 e 8 volte il minimo, al 37% da 8 a 10 volte e al 32% per gli assegni oltre dieci volte il minimo. Le prossime settimane ci offriranno maggiori dettagli in merito.
In sintesi, al momento ci sono opzioni come la quota 103, l'Ape sociale e una possibile revisione dell'Opzione Donna. Altrimenti, i canali ordinari rimarranno gli stessi per andare in pensione.
I due canali ordinari per accedere alla pensione nel 2023, che probabilmente rimarranno sostanzialmente invariati anche nel 2024, sono quelli stabiliti dalla riforma di Elsa Fornero: la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata, precedentemente nota come pensione di anzianità.
La pensione di vecchiaia è particolarmente utilizzata dalle donne, poiché richiede un numero limitato di contributi versati per potervi accedere. Le donne italiane spesso affrontano carriere lavorative frammentate, dovute a periodi di maternità, precariato e lavoro di cura. Tuttavia, il suo svantaggio principale è l'età di uscita, che è più elevata rispetto agli altri canali pensionistici e viene periodicamente aggiornata al rialzo.
Nel 2023, l'accesso alla pensione di vecchiaia richiede almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Il requisito anagrafico rimarrà probabilmente invariato fino alla fine del 2024, a causa degli impatti della pandemia che hanno reso nulli gli adeguamenti previsti per il 1° gennaio 2021 e il 1° gennaio 2023. Per soddisfare il requisito contributivo, verranno conteggiati tutti i tipi di contribuzione, che provengano dal lavoro, dal riscatto, dalla contribuzione volontaria o figurativa.