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Pensioni, il governo valuta il ritorno di Opzione Donna nel 2026: cosa prevedono gli emendamenti

Pensioni, il governo valuta il ritorno di Opzione Donna nel 2026: cosa prevedono gli emendamenti

Fratelli d'Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, punta a ripristinare Opzione Donna dal 2026, nonostante la misura non compaia nella versione attuale della legge di Bilancio. Due emendamenti presentati dal partito mirano sia a prorogare la possibilità di accesso, sia ad ampliare la platea delle lavoratrici beneficiarie, rendendo la misura più inclusiva rispetto alle versioni degli ultimi anni, caratterizzate da requisiti particolarmente restrittivi.

Il ritorno di Opzione Donna consentirebbe l’uscita a 61 anni anche nel 2026, con la possibilità di riduzione dell’età per le madri. Una prospettiva inaspettata, visto che le ultime indicazioni politiche lasciavano intendere un possibile abbandono definitivo dello strumento, anche a causa del numero molto ridotto di domande registrate negli ultimi anni.

Il percorso parlamentare della manovra è però ancora in corso e l’esito resta incerto: gli emendamenti presentati sono migliaia e le risorse disponibili limitate. La proposta proviene tuttavia dal partito di maggioranza relativa, elemento che aumenta le possibilità di approvazione, pur senza offrirne la certezza.

OPZIONE DONNA OGGI

Ad oggi, per accedere a Opzione Donna è necessario aver maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2024. Le condizioni attualmente previste sono:

  • Età anagrafica di 61 anni, riducibile fino a 59 in presenza di uno o due figli.
  • 35 anni di contributi.
  • Appartenenza a una delle seguenti categorie:
  • caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare con disabilità grave;
  • lavoratrici con invalidità civile pari o superiore al 74%;
  • lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi attivo.

Oltre ai requisiti, va considerata la finestra mobile: 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. L’assegno viene ricalcolato interamente con il metodo contributivo, con conseguente riduzione dell’importo rispetto ad altre vie di uscita.

Negli ultimi anni proprio la limitazione a specifiche categorie ha ristretto molto la platea delle possibili beneficiarie, penalizzando in particolare le lavoratrici espulse dal mercato del lavoro ma non coinvolte in crisi aziendali strutturate.

LA PROROGA DI OPZIONE DONNA

Il primo emendamento proposto da Fratelli d’Italia prevede una semplice proroga della misura: il termine per maturare i requisiti verrebbe spostato dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025. In questo modo potrebbero accedere anche le lavoratrici che:

  • compiono i 61 anni (o 60-59 in caso di figli) nel corso del 2025;
  • raggiungono i 35 anni di contributi durante il 2025.

L’AMPLIAMENTO DELLA PLATEA

Il secondo emendamento punta invece ad allargare l’accesso eliminando uno dei vincoli più stringenti: la necessità di essere coinvolte in una crisi aziendale con tavolo attivo al ministero.

Con la nuova formulazione, basterebbe trovarsi in una condizione di disoccupazione dovuta a:

  • licenziamento, anche collettivo;
  • dimissioni per giusta causa;
  • risoluzione consensuale;
  • scadenza di un contratto a termine, a condizione di avere avuto almeno 18 mesi di lavoro dipendente nei 36 precedenti e di aver terminato integralmente la prestazione di disoccupazione.

Una modifica che amplierebbe notevolmente l’accesso alla misura, includendo donne con carriere discontinue o provenienti da piccole e medie imprese non coinvolte in procedure di crisi formali.

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