Nel 2026 arriva un nuovo incremento per i pensionati con assegni particolarmente bassi. Alla rivalutazione dell’1,4% – che porta la pensione minima a 611,85 euro – si aggiunge infatti il rafforzamento dell’incremento al milione, la maggiorazione introdotta nel 2001 per sostenere gli anziani con redditi ridotti. La legge di Bilancio 2026 prevede un ulteriore aumento di 20 euro, che si somma alla quota fissa riconosciuta nel 2025, portando la maggiorazione mensile complessiva a circa 155 euro. Per chi rientra nei requisiti pieni, il trattamento complessivo si avvicina così ai 770 euro al mese.
Un intervento mirato, che non sostituisce l’integrazione al minimo e che segue regole specifiche legate sia all’età che ai redditi complessivi del pensionato. Dal 2026, inoltre, l’aggiornamento dei requisiti anagrafici consentirà l’accesso anche a una nuova fascia di beneficiari.
INTRODUZIONE ALLA MISURA
L’incremento al milione rimane uno degli strumenti più incisivi per sostenere chi percepisce pensioni di importo molto ridotto. La misura, prevista dalla legge 448/2001, affianca l’integrazione al minimo e consente di aumentare in modo significativo il valore dell’assegno mensile, soprattutto nelle età più avanzate. Nel 2026 la quota di incremento raggiunge circa 155 euro, grazie ai nuovi 20 euro aggiuntivi previsti in manovra e alla rivalutazione della pensione minima.
CARATTERISTICHE DELL’INCREMENTO
L’importo aggiuntivo viene riconosciuto sia sulle pensioni previdenziali sia su alcune prestazioni assistenziali, come assegno sociale e pensione di inabilità civile al 100%. L’obiettivo è portare il trattamento complessivo fino a una soglia vicina ai 770 euro al mese, con possibilità di riconoscimento parziale per chi supera la pensione minima ma resta sotto il valore di riferimento.
REQUISITI PER OTTENERE LA MAGGIORAZIONE
Il beneficio spetta ai titolari di pensioni sotto il nuovo minimo di 611,85 euro, indipendentemente dal fatto che percepiscano o meno l’integrazione al trattamento minimo. Anche chi ha una pensione totalmente contributiva, pur non avendo diritto all’integrazione al minimo, può accedere all’aumento se l’importo è inferiore alla soglia prevista.
Due esempi aiutano a chiarire:
– un pensionato con 500 euro di pensione più integrazione al minimo raggiunge grazie all’aumento i 770 euro;
– un pensionato con 500 euro di pensione senza integrazione (perché nel sistema contributivo) sale invece a circa 655 euro.
Per chi percepisce un assegno superiore a 611,85 euro ma inferiore alla soglia di riferimento, l’incremento è parziale e determinato con la formula:
770 – importo della pensione.
Come ogni anno, valgono inoltre specifici limiti reddituali, che nel 2026 verranno aggiornati e resi noti dall’Inps a inizio anno.
REQUISITI ANAGRAFICI
L’incremento al milione non è legato solo al reddito, ma anche all’età. Nel 2026 il requisito resta fissato a 70 anni, con possibilità di riduzione di 12 mesi ogni 5 anni di contributi versati.
Per esempio:
– con 20 anni di contributi, l’aumento spetta già a 66 anni.
Il limite non può mai scendere sotto i 65 anni, a eccezione della pensione di inabilità civile (dove la soglia resta 18 anni).
CHI POTRÀ RICEVERLO NEL 2026
Il 2026 rappresenta un anno di ampliamento della platea. Per effetto dell’adeguamento dei requisiti anagrafici, il beneficio potrà essere riconosciuto per la prima volta anche ai nati tra 1955 e 1960, a condizione di rispettare le regole su contributi e redditi.
COME OTTENERLO
L’aumento non è automatico. Il pensionato deve presentare domanda, rivolgendosi a un patronato oppure utilizzando il servizio “Consulente digitale delle pensioni” all’interno dell’area personale MyInps.
