
Dopo quasi un decennio di perdita del potere d’acquisto, gli stipendi italiani mostrano un primo recupero. Secondo il JP Salary Outlook 2025 dell’Osservatorio JobPricing, la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media ha registrato un aumento del 3,3%. Tuttavia, la crescita salariale non è ancora sufficiente per colmare il divario con l’inflazione, mantenendo l’Italia nelle ultime posizioni tra i Paesi OCSE.
Italia agli ultimi posti per crescita salariale, il ruolo del rinnovo dei Ccnl
Nonostante l’incremento registrato, l’Italia si colloca al 22° posto su 34 nella classifica OCSE per crescita salariale e perdita di potere d’acquisto. Il gap tra retribuzioni e inflazione continua a pesare sulle famiglie italiane, che vedono solo un recupero parziale rispetto alla perdita di valore degli stipendi accumulata negli ultimi anni.
L’aumento delle retribuzioni è stato trainato principalmente dal rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che ha generato benefici soprattutto per le fasce di reddito più basse. In particolare, la categoria degli operai ha visto una crescita della RAL del 4,6%, con un incremento decennale pari al 13,9%, il più alto tra tutte le categorie professionali.
Disparità territoriali: Il divario tra nord e sud
Le disparità retributive tra le diverse aree del Paese rimangono significative. Il gap tra Nord e Sud supera i 3.500 euro annui nella RAL media. Tuttavia, nel 2024, il Sud e le Isole hanno registrato un tasso di crescita retributiva superiore rispetto al Nord, segnalando un lieve miglioramento della situazione economica in queste regioni.
Le regioni con le retribuzioni più alte sono:
- Trentino-Alto Adige
- Lombardia
- Lazio
- Liguria
Mentre quelle in coda alla classifica sono:
- Basilicata
- Calabria
- Molise
Retribuzione variabile e benefit ancora marginali
Un altro aspetto critico è il basso utilizzo della retribuzione variabile e dei benefit. Secondo il rapporto, solo una minoranza di lavoratori italiani ha accesso a questi strumenti. Il valore medio annuo dei benefit si attesta a 759 euro, un dato ancora limitato rispetto ad altri Paesi europei.
Previsioni per il 2025: crescita salariale più contenuta
Secondo Matteo Gallina, Responsabile dell’Osservatorio JobPricing, nel 2025 l’aumento delle retribuzioni sarà meno marcato rispetto al 2024, anno in cui per la prima volta le retribuzioni hanno superato l’aumento dei prezzi al consumo. Tuttavia, il recupero del potere d’acquisto resta parziale.
Federico Ferri, Senior Partner & CEO di JobPricing, sottolinea che fattori economici e geopolitici potrebbero influenzare le dinamiche retributive nei prossimi anni. Tra questi:
- L’attuazione della Direttiva UE 970/2023 sulla trasparenza retributiva
- L’evoluzione del mercato del lavoro con la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale
Questi cambiamenti potrebbero ridefinire il valore delle competenze richieste e incidere sulle politiche retributive delle aziende.
L’aumento degli stipendi nel 2024 rappresenta un segnale positivo, ma il recupero del potere d’acquisto è ancora lontano dall’essere completato. Le disparità regionali e la bassa diffusione di strumenti di retribuzione variabile rimangono sfide aperte. Il 2025 sarà un anno chiave per comprendere se il trend positivo potrà consolidarsi o se il mercato del lavoro italiano resterà indietro rispetto agli altri Paesi europei.